Il topo, la civetta, l'abuso dell'uomo e gli occhi della vita. Featured
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Questa è una storia triste.
Una storia di trappole fatte di cartoncino e colla.
Una storia in cui l’uomo si pone al centro del mondo e succeda quel che succeda l’importante è risolvere il “problema”.
Il “problema” è la presenza di un topo.
A nessuno piace avere intorno topi. Si ha paura.
Scatta l’istinto di liberarsene.
Ma fra tutti i modi possibili per farlo c’è ancora chi sceglie il più devastante.
Il più atroce.
Ognuno può immedesimarsi nell’orribile sensazione di restare intrappolato.
Di trovare qualcosa di più forte di te che ti impedisce di muoverti.
Stare lì immobile, nella trappola, e col passare del tempo cominciare ad avere fame e poi sete per poi renderti conto che nessuno ti libererà e che morirai, lentamente.
E’ l’agonia. L’agonia di un topolino, un essere vivente, che tra terrore e stenti sente la vita sfuggirgli.
A volte può capitare che nel suo ultimo dimenarsi venga visto da una civetta che in lui vede una ghiotta preda.
Ed ecco che anche la civetta cade vittima della trappola. Un ultimo volo e poi più niente; la sua ala si è imbrattata di mastice: la civetta non può più volare.
Questo lo scenario che si è presentato alla operatrice di ANPANA ONLUS che ha raccolto il rapace spaventato e lo ha trasportato al CENTRO RECUPERO ANPANA SELVATICI di RIMINI (CLICCA PER SCHEDA C.R.A.S.)
Ma poco si può fare. Non esiste modo di togliere quella colla. Ormai le penne della civetta sono rovinate in modo irrecuperabile.
Bisogna solo aspettare, mesi e mesi, attendendo che il ciclo dettato da madre natura faccia rinnovare il piumaggio alla civetta.
E nel frattempo sperare che la piccola creatura del bosco sopravviva allo stress, all’intossicazione e alla paura data dalla vicinanza dell’essere umano del C.R.A.S. che tenta disperatamente di salvarla ma questo la civetta non lo sa: per lei l’uomo che la sta accudendo è solo un predatore.
Dentro due occhi ci sono sempre sentimenti!
In quelli del topo, in quelli della civetta.
L'animale in foto è vivo. Si può percepire il suo terrore.
ANPANA ONLUS invita a rifletterci.